Dal libro "Isole di cultura"

Timau/Tischlbong -

Deutschsprachige Gemeinschaft in der Provinz Udine

PRESENTAZIONE

Timau-Tischlbong-Tamau è posto a 832 metri s.l.m. nella Valle del Bût in Carnia (Regione Friuli Venezia Giulia) ai piedi della maestosa parete rocciosa della Creta di Timau e del Ganzschpitz. Timau è un tipico "Strassendorf' (paese lineare, cioè schierato lungo la strada).
E' attraversato per tutta la lunghezza dalla strada statale 52 bis che porta al vicino Passo di Monte Croce Carnico, che segna il confine tra Italia e Austria. E' via di gran passaggio, soprattutto d'estate, quando è percorsa dai turisti provenienti dal Nord Europa.
In passato l'abitato di Timau si trovava un po' più ad¬dentro nella valle, su uno di quei ripiani dove oggi sorge isolato il Tem¬pio Ossario. Tale posizione però era molto più esposta al pericolo delle alluvioni, come quella famosa del 1729, che ha provocato il trasferimen¬to dell'abitato nella posizione attuale.
Il paese si sviluppa per circa un chi¬lometro e mezzo su due strade parallele. Una, quella originaria, stretta fra le case più vecchie ad una certa altezza sul fondo della valle, e l'altra pensata come strada di scorrimento e tracciata nell'immediata vicinanza del fiume, ma con una certa discontinuità degli edifici disposti sui lati. L'apertura di un ampio spazio sul fianco di questa strada con, a setten¬trione, l'edificio piuttosto sproporzionato della nuova chiesa, ha dato a questo spazio la funzione di centro della vita paesana. Qui sono collocati alcuni edifici nei quali attualmente trovano sistemazione la Casa della Gioventù, il Museo della Grande Guerra, il Circolo Culturale, la Pro Loco e altre istituzioni.
Il paese di Timau è composto da cinque borgate: Braida, Pauarn, Scholeit, Rana, Soga.
Alla data del 23 agosto 2004 contava 432 abitanti.
La Creta di Timau sovrasta il paese per oltre mille metri di dislivello, con grandi solchi incisi nella parete e con la roccia a tratti na¬scosta da un fitto strato di vegetazione.
L'unico punto che rompa, con la sua autentica verticalità, è il cosiddetto Ganzschpiz (Pizzo del Camoscio). Ma, nelle giornate senza foschia, lo sguardo del passante è attirato ancora più a nord, dove si innalzano nel cielo le creste della Cjanevate e, un poco più a occidente, le cime del Cogliàns, che con i suoi 2780 metri è la vetta più alta delle Alpi Carniche.
L'idrografia della valle di Timau fa capo al bacino del fiume Bût, un tempo caratterizzato da una successione di rapide, oggi in gran parte so¬stituite da imponenti opere artificiali che rompono l'impeto delle acque in modo da ridurne la pendenza del tracciato.
Tipi¬co è anche il "Fontanon", cioè una sorgente che scaturisce dal pendio alla base della parete del Ganzschpitz e, con un salto di un centinaio di metri, confluisce nel fiume principale.
Anticamente l'acqua del Fontanon dava movimento ad un mulino e ad una segheria. Oggi alimenta l'acquedotto della Valle del Bût e la centrale idroelettrica della S.E.C.A.B.

Tischlbong: Gesamtansicht

Tischlbong: Gesamtansicht

STORIA DELLA COMUNITÀ

Nei secoli il tedesco arcaico della comunità trilingue di Tischlbong-Timau- Tamau è stato vivo testimone delle origini della popolazione insediatasi agli inizi del secondo millennio nei pressi della confluenza del Fontanon con l'antichissima via di comunicazione che, dalla Carnia attraverso il passo di Monte Croce Carnico, conduceva al Norico. Per la particolare posizione geografica e la provenienza dei suoi abitanti, storia, leggenda e tradizione orale si fondono e alle notizie certe sulle origini di Timau si aggiungono saggi di storia popolare che ci raccontano di un tempio pagano dedicato al dio fluviale Timavus.
Secondo la tradizione orale nella nostra zona sono avvenute due colonizzazioni da parte di minatori provenienti dalle valli carinziane del Gail e dal Weissensee: la prima intorno all'anno mille, l'altra verso la fine del XIII secolo.
La toponomastica ci spiega che la formazione di toponimi con il radicale -wang cessa dopo il 1100. Questo elemento conferma la leggenda della fondazione della prima comunità di Timau (in tedesco Tischlwang), scomparsa successivamente a causa di un terremoto oppure di un'epidemia.
Cica un succesivo insediamento nel 1284 è ancora la tradizione orale a venirci in aiuto, narrando anche dell'esistenza della chiesetta di Santa Gertrude. In questo caso il racconto popolare è confermato dalle affinità tra la parlata tedesca di Timau e i dialetti carinziani; il raffronto dell'attuale parlata timavese e della variante carinziana del medio alto tedesco conferma che i timavesi sono partiti dall'Austria alla fine del 1300.
Una chiesa, sotto il titolo di Santa Gertrude, è ricordata già in un documento del 1327. In quell'anno Giovanni di Cazuton di Sutrio lascia un legato alla chiesa di Santa Gertrude di Timau. La stessa viene nuovamente menzionata nel 1335 nella disposizione testamentaria del Preposito di San Pietro Manno de' Capponi e nel 1450 nel testamento di Leonardo Bruni di Paluzza. Questi, in occasione del sesto giubileo indetto da Niccolò V, volendo visitare la dimora degli apostoli Pietro e Paolo e temendo di morire intestato, dettò le sue ultime volontà e ordinò "...che si celebri annualmente il suo anniversario con dodici sacerdoti, a ciascuno dei quali spetterà un compenso di venti soldi. Lascia annualmente tre lire di soldi alla chiesa di S. Maria di Paluzza per l'acquisto di due ceri da collocare sull'altare di S. Maria; alla chiesa di S. Daniele lascia invece annualmente quaranta soldi, quindi ordina vari legati in misure di olio in favore di numerose chiese tra cui quella di S. Gertrude di Timau".
Nel 1342 e 1375 troviamo i primi documenti scritti che riportano il nome Timau nella forma tedesca Teschilbang e Teschelwanch. Troviamo, invece, le varianti Tamau, Thomau, Themau rispettivamente nel 1366, 1371 e 1382, in documenti che attestano l'investitura dei Savorgnan e nel 1392 in una concessione del patriarca di Aquileia Giovanni di Moravia.
Numerosi sono gli atti notarili e i contratti che dal 1485 al 1578 regolamentano l'estrazione e la lavorazione dei minerali delle montagne di Timau, in particolare nella località di Pal Piccolo, Pal Grande, Promosio e della Creta. A questo periodo risalgono anche numerosi documenti che riportano notizie della chiesa di Santa Gertrude e di alcuni dei primi cognomi come Prener, Unfer, Mentil e Primus. Gli anni dello sfruttamento minerario hanno richiamato in paese ulteriore mano d'opera dalla Carinzia e dai paesi vicini ed hanno rappresentato per Timau un periodo di incremento demografico e di sviluppo economico tanto che esistevano all'epoca cinque osterie, le quali servivano da punti di ristoro anche ai tanti cramârs carnici che, attraverso il Passo di Monte Croce, si recavano con i loro prodotti nelle contrade dell'Austria e della Germania.
Dalla fine del XV secolo le notizie riguardanti la chiesa di Santa Gertrude si fanno più frequenti, venendo descritta nelle visite pastorali del 1566 e 1602. In quest'ultima si parla anche del cimitero che aveva intorno e di un crocefisso che, a detta del notaio Broili, portava la data del 1527. La posizione della chiesa, quasi a ridosso della confluenza del Fontanon con il Bût, causò non pochi problemi all'edificio e, infatti, fu danneggiata dalle alluvioni del 1577, del 1714 e del 1719.
Nel XVIII secolo le riunioni di vicinia si fanno più frequenti e pertanto gli atti notarili a riguardo sono numerosi, come quello del 1676 dove il Comune di Timau rinnova i suoi statuti oppure quello relativo alla vicinia del 1669 dove il Comune chiede a Venezia sgravi fiscali per far fronte ai danni subiti dalle inondazioni dei "rapacissimi torrenti". Questo scritto è il primo di una lunga serie che documenta la disastrosa situazione idrogeologica della zona che, in seguito all'alluvione del 1714, costrinse diciannove famiglie ad abbandonare le proprie case e a trasferirsi nei paesi limitrofi ed anche oltre confine. Nel 1719 "l'inondazione dell'acqua" inghiaiò i terreni e provocò lo sfondamento del muro del cimitero; negli ultimi decenni del 1500 fu invece la chiesa ad essere abbattuta dalle acque. Il 28 e 29 ottobre 1729 Timau venne sepolto da sassi e ghiaia, spinti a valle dopo piogge torrenziali dalle pendici del monte Lavareit, a causa della rottura dello sbarramento formatosi alla stretta del Masareit. I documenti dell'epoca informano che si salvò dalla distruzione solamente la "veneranda Chiesa del S.mo Crocifisso" e che gli abitanti iniziarono a costruire il villaggio in posizione più sicura ad un miglio dalle rovine del vecchio paese.
I Timavesi ricostruirono le proprie abitazioni nell'attuale posizione e nel 1732 riedificarono anche la nuova chiesa di Santa Gertrude.
L'antica chiesa restò per vent'anni diroccata in mezzo alle ghiaie del torrente Bût finché nel 1765 fu riaperta al culto e ciò, secondo la tradizione, avvenne perché, in virtù dell'acqua stagnante presente entro il recinto della chiesa, i devoti fedeli ottenevano molte grazie. Da questo periodo in poi viene ricordata come la Veneranda chiesa del Santissimo Crocifisso.
Cent'anni dopo però i timavesi furono nuovamente alle prese con i danni causati dalle alluvioni, provocate questa volta dal rio Seleit, e con i lutti causati dai ripetuti distaccamenti di rocce dalle montagne sovrastanti. Nacque allora nel corso dei primi anni del Regno Lombardo-Veneto un grandioso piano per "salvare la vita agli abitanti": il trasferimento di Timau in località Aip, che però non venne mai attuato nonostante la realizzazione di un dettagliato progetto.

Nel 1797 cadde la Repubblica di Venezia e il trattato di Campoformio ne segnò definitivamente la fine ed il suo passaggio, Carnia compresa, all'Austria. Nel 1805 i francesi ripresero il Friuli ed anche da noi venne imposto il sistema fiscale amministrativo napoleonico che impose lo scioglimento di tutti i consorzi degli abitanti originari ed il "ben comune" venne trasformato in proprietà comunale. Fu in questo periodo che, per Decreto Prefettizio, il comune di Timau venne aggregato a Paluzza. Dal 1815, dopo la caduta di Napoleone ed il Congresso di Vienna, sotto il diretto dominio austriaco venne creato il Regno Lombardo Veneto, di cui faceva parte anche la Carnia che dal 1866, a conclusione della terza guerra d'indipendenza, entrò a far parte del Regno d'Italia. Successivamente, l'operazione della vendita dei beni comunali, che in Carnia da secoli erano proprietà collettive delle ville e, pertanto, fonte di sostentamento e di aiuto per le famiglie più povere, costrinse molti carnici ad emigrare per trovare un lavoro necessario al sostentamento delle loro famiglie. Inizialmente si trattò di lavori stagionali ma dopo l'unificazione d'Italia se ne cercarono di definitivi, con l'emigrazione in paesi come il Brasile, l'Australia, l'Argentina, gli Stati Uniti oppure l'Europa (Belgio, Lussemburgo, Francia, Austria, Germania), dove i carnici si sono recati fino agli anni Sessanta dello scorso secolo.

Lo scoppio della Grande Guerra richiamò a casa gli emigranti sparsi in tutto il mondo e i carnici si trovarono a combattere per un regno che fino a cinquant'anni prima non esisteva e che non era percepito come il loro. In quegli anni sui monti sovrastanti Timau si verificarono lunghi e sanguinosi scontri, durante i quali gli austro-ungarici cercarono di superare le linee di difesa italiane per scendere in Friuli. Nella zona circostante il passo di Monte Croce carnico le vittime furono migliaia, soprattutto fra i reparti alpini, composti in buona parte da carnici e carinziani; molti di loro si videro costretti a combattere contro compagni di lavoro, parenti ed amici conosciuti nei cantieri carinziani.
Tra gli anziani di Timau sono ancora vivi i drammatici ricordi della Seconda Guerra Mondiale, il sacrificio di tanti giovani nella campagna di Russia, la strage di Promosio, gli efferati eccidi compiuti nella valle del Bût ed in tutta la Carnia, l'occupazione cosacco-caucasica con la tragica ritirata sotto la neve attraverso Timau ed il Passo di Monte Croce Carnico.

Le disastrose condizioni economiche del Dopoguerra costrinsero i timavesi a riprendere la strada dei paesi europei nei quali già dopo la fine del primo conflitto mondiale erano dovuti ritornare per trovare lavoro. La costante mancanza di occupazione, la conseguente emigrazione e il disinteresse delle istituzioni competenti per lo sviluppo della montagna, hanno portato allo spopolamento della nostra valle, all'abbandono della pastorizia, dell'agricoltura e dell'artigianato, riproponendo anche alla fine del secondo millennio un ritorno della forza lavoro in Austria proprio da dove quasi mille anni fa i nostri antenati erano partiti per trovare una vita migliore.

Tischlbong: 1876

Tischlbong: 1876

LE PORTATRICI CARNICHE E LA GRANDE GUERRA
Le Portatrici, per le quali il Generale Lequio, Comandante il settore "Carnia", ebbe parole di altissima stima e plauso, erano una vera e propria forza di supporto ai combattenti al fronte.
Dotate di un apposito bracciale rosso con stampigliato il numero del reparto da cui dipendevano, erano adibite per i rifornimenti sino alle prime linee con carichi di trenta - quaranta e più Kg. La loro età variava dai quindici ai sessant'anni e, nelle emergenze, venivano affian¬cate anche da ragazzi e vecchi. Nei casi di particolare necessità, potevano essere chiamate in ogni ora del giorno e della notte; per il loro servizio furono compensate con una lira e cinquanta centesimi a viaggio equivalenti a circa L. 6.000 del 2000.
Tre di loro rimasero ferite: Maria Muser Olivotto, Maria Silverio Matiz da Timau e Rosalia Primus da Cleulis. Una fu colpita a morte: Maria Plozner Mentil. Maria Plozner Mentil era una donna eccezionale, molto benvoluta sia per la bontà d'animo che per lo spirito d'altruismo. Si può dire che delle portatrici ne fu l'anima e la guida trascinatrice. Sempre in prima fila, in tutte le circostanze, durante i bombardamenti delle artiglierie au¬striache e quando fischiavano le pallottole, era lei che infondeva coraggio alle compagne in preda a comprensibili paure e smarrimenti.
Questa donna, madre esemplare e coraggiosa, cadde il 15 febbraio 1916. Un cecchino austriaco, appostato a circa tre¬cento metri, le aveva sparato mentre, unitamente alla sua inseparabile amica Rosalia di Cleulis, stava concedendosi un breve riposo dopo aver scaricato dalla gerla un pesante carico di munizioni a Malpasso di Promosio, sopra Timau.
Nella notte dello stesso giorno spirò nell'ospedaletto da campo di Paluzza, assistita da uno zio, trovandosi il marito combattente sul Carso. Aveva appena trentadue anni.
I funerali furono celebrati con gli onori militari con la presenza delle compagne portatrici e dei parenti e fu seppellita nel cimitero di Paluzza dove rimase sino al 3 giugno 1934, allorchè venne solennemente traslata al cimitero di guerra di Timau da dove, nel 1937, venne trasferita definitivamente nel locale Tempio Ossario, accanto ai resti di 1763 caduti sul sovrastante fronte.
Lasciò quattro creature in tenera età: la più grande aveva 10 anni, la più piccola appena sei mesi. Nel 1997 il Presidente della Repubblica ha conferito, "MOTU PROPRIO", la medaglia d'oro al valor militare alla memoria dell'Eroina Maria Plozner Mentil quale ideale rappresentante di tutte le Portatrici.
TRADUZIONI LEGATE AL CICLO DELL'ANNO

Tischlbong: Faschingsmasken

Tischlbong: Faschingsmasken

La venerazione della Madonna e dei Santi tesa ad ottenere grazie per la propria salute, per quella delle bestie e per un buon raccolto nei campi, ha favorito la presenza lungo i sentieri di montagna, di numerose icone, crocifissi e cappelle votive che assicurano conforto al viandante e offrono l'occasione per una sosta durante le escursioni.
Nei giorni di festa ognuno interrompeva le proprie occupazioni e partecipava alla Santa Messa e alle funzioni religiose. Nei giorni feriali non mancava mai di recitare un Padre Nostro davanti alle immagini votive che incontravano lungo le stradine. E' per questo che numerose sono le tradizioni legate alla fede.
Le testimonianze di fede cristiana, di riti pagani, di amicizia tra il valligiano e la natura, vengono riproposte attraverso antiche tradizioni e manifestazioni e...quando cala la notte, non manca mai il divertimento al suono della fisarmonica.
Anche la cucina locale è frutto prezioso di antichissime abitudini alimentari che dal campo, dall'orto e, più su, dal bosco e dalla malga, ha saputo trarre, ad uso per lo più familiare, prodotti semplici, genuini e caratteristici.

SGHENAAR
1 gennaio - bincn - i bambini da soli o a piccoli gruppi girano di casa in casa a portare gli auguri di buon anno, in cambio ricevono caramelle, un pezzo di cioccolata...e, in tempi più recenti, qualche monetina. Un tempo si andava bincn prima che le campane suonassero mezzogiorno.
5 gennaio - is bosar baichn - ogni famiglia si reca alla funzione pomeridiana con un contenitore in cui raccoglie l'acqua salata che il parroco ha benedetto.
6 gennaio - chemant da drai ckiniga i giovani diciottenni, travestiti da Re Magi, girano di casa in casa con la stella e, al canto di una semplice melodia, portano gli auguri per il Nuovo Anno. Le offerte raccolte vengono utilizzate per festeggiare la maggiore età.

Miar bincn enck oln
a glickligis hailigis nois joar.
Hiaz unt in ola da zaitn
dar Schtearn scholt baitar laichtn.
Miar bincn enck
a ckuckl voula chindar,
a paitl voula gelt
unt vil lust in da belt.

- e, al pomeriggio da chindar baichn - funzione religiosa della benedizione dei bambini.

FEVRAAR
2 febbraio - da cherzn neman - per la Madonna Candelora in chiesa vengono distribuite le candele benedette da conservare accanto all'acquasantiera.
3 febbraio - in hols baichn - benedizione della gola
... febbraio - vastar pfinsti - leistar tog van vosching
è possibile vedere lungo le vie del paese il maschkar min klouk: figura paurosa e selvaggia con il volto zicht e le mani henta sporchi di fuliggine ruas. Indossa una camicia pfat da lavoro sopra pantaloni di velluto a coste lunghi fino al ginocchio housn a la schport, grossi calzettoni di lana bulana schtimpfa e ai piedi zoccoli o grossolani scarponi con i ramponi zoukl min grifas.
La caratteristica consiste nel portare legati sulla schiena con funi da fieno schtricka uno o più campanacci kloukn (quelli portati dalle mucche in malga) che rimbalzano sulle gobbe posticce pikl. Caratteristica è l'andatura saltellante che permette la produzione di suoni ritmati.
Nessuno ha il potere di far smettere il rumore prodotto, solamente il maschkar decide quando farlo.
Appesi attorno alla vita o al petto ha delle cotiche - krodias, delle salsicce birschtlan, delle orecchie di maiale oarn van vocka, legate con lo spago, che mordicchia di tanto in tanto.
La tesa del cappello è ornata con rami d'abete - tasn.
Quando si fa buio è possibile incontrare il jutali. Indossa un cappello huat ricoperto da un ampio velo colorato pferbats zeitl che scende a ricoprire interamente il volto, una camicia baisis blusl e una gonna baisn chitl, entrambe bianche. Intorno alla vita una fascia alla quale sono legati molti nastri colorati pferbata pentar; ai piedi calze bianche baisa schtimpfa e schkarpets (calzature fatte interamente di tela) e guanti bianchi baisa hencach a ricoprire le mani.
Una caratteristica di queste maschere è la silenziosità, che bene si associa al colore bianco dei vestiti. Si sposta in piccoli gruppi, camminando leggermente sulle punte, entra nelle case, fa accomodare i suonatori non mascherati, poi inizia a ballare al suono della fisarmonica. I balli concessi sono tre: se desidera fermarsi ancora, è obbligata a farsi riconoscere, togliendo il velo.
L'ultimo giorno di Carnevale è abitudine bruciare il fantoccio di fieno e foglie che rappresenta Re Carnevale, mentre, tra le grida e i lamenti, vengono pronunciate queste parole Vosching, vosching, amboi hostunsten varlosn? a significare che è terminato il tempo dell'allegria e inizia la Quaresima.
... oschn tog - in chiesa si ricevono le Ceneri

MERZ
... Via Krucis - ogni venerdì di Quaresima viene celebrata, al Tempio Ossario di Timau (chiesa del Santissimo Crocifisso - Oltn Got - Crist Vieri), la Via Krucis con grande partecipazione di fedeli provenienti, in pellegrinaggio, dalle parrocchie vicine: ogni venerdì una parrocchia diversa.
18 marzo - da schaiba sghlon- la tradizione vuole che la vigilia di San Giuseppe i giovani del paese si riuniscano, in una altura sopra l'abitato, per il lancio delle schaiba o schaima: rotelle di legno infuocate.
Il lancio delle rotelle segue un rituale ben preciso; le prime rotelle vengono lanciate in onore di San Giuseppe, della Madonna e di Santa Geltrude, la patrona del paese, le altre vengono associate ai nomi delle nuove coppie. Dalla direzione presa dalla rotella durante il lancio si possono trarre auspici riguardo il futuro della coppia; se la rotella giunge al greto del fiume la coppia dura, se, invece, la rotella si spegne durante il volo significa che la coppia dura poco. L'ultimo lancio è stato organizzato nel 1996, successivamente la siccità del terreno ha sconsigliato l'accensione di fuochi. Un tempo l'avvenimento era particolarmente seguito, poiché si potevano conoscere le nuove coppie che si formavano tra paesani o con forestieri.

APRIIL
1 aprile - in avriil gian - prestare la massima attenzione agli scherzi degli amici
...Polm Sunti - inizia la Settimana Santa. Nelle case e nelle stalle vengono appesi i rametti di ulivo benedetto.
L'annuncio delle funzioni religiose durante la Settimana Santa viene dato dalle krasghulas - raganelle
... paicht pfinsti - cerimonia religiosa con la lavanda dei piedi
... choar vraiti - processione, verso sera, al Tempio Ossario
...taf sonsti - benedizione del fuoco e del cero pasquale e cottura della schultar
...Oastar toog - benedizione, durante la prima Messa, delle vivande per la colazione di Pasqua: schultar, pinca, salam, zoutna ailan, ailan va cikolata.
25 aprile - min chraiz par Unchircha - la parrocchia di Santa Geltrude si reca in pellegrinaggio alla chiesa del Cristo Crocifisso - Tempio Ossario.

MAI
3 maggio - chimpt is chraiz va Paluc unt va Trep - pellegrinaggio alla chiesa del Cristo Crocifisso - Tempio Ossario delle parrocchie di Paluzza e Treppo Carnico
... maggio - rogazions par Unchircha - funzione religiosa delle rogazioni alla chiesa del Cristo Crocifisso - Tempio Ossario
... maggio - rogazions avn Vraitouf - funzione religiosa delle rogazioni al cimitero
... maggio - rogazions pan Jegarastlan - funzione religiosa delle rogazioni alla chiesetta Jegaratsl, posta sopra il paese
Lungo i vari percorsi le preghiere e le benedizioni impartite dal sacerdote chiedono la protezione dalle calamità naturali, dalle guerre, dai terremoti.
... maggio - Schenscha toog - il giorno dell'Ascensione pellegrinaggio alla chiesa madre di San Pietro in Carnia per l'annuale bacio delle croci.
Ogni anno un diverso gruppo di famiglie si unisce per adornare con nastri colorati la croce astile. Al mattino presto, un piccolo gruppo di parrocchiani percorre il tragitto fino a San Pietro (15 km circa) a piedi, la maggior parte si reca in macchina. I fedeli provenienti da tutti i paesi della valle e giunti, con le croci delle parrocchie, sul pianoro sottostante la chiesa, attendono di essere chiamati al bacio con la croce astile della chiesa madre di San Pietro. Il rientro in paese è previsto per la sera; l'incontro tra la croce che si è recata a San Pietro e la croce della chiesa di Santa Geltrude avviene in località Casali Sega per poi proseguire in corteo fino alla chiesa.
31 maggio - rosghari petn par Muatar Gotis van chlopf in Oubarlont min schual chindar - l'ultimo rosario del mese di maggio viene recitato in località Oubarlont con la presenza degli alunni delle scuole elementari che danno lettura dei propri fioretti.

SGHUIN
13 giugno - min chraiz af Trep - in pellegrinaggio a Treppo in occasione della festa di San Antonio
15 giugno - chimpt is chraiz va Curcuvint - la parrocchia di Cercivento in pellegrinaggio alla chiesa del Cristo Crocifisso - Tempio Ossario
...giugno - onlein da mainalan min chlepaman eistar virn Korpus Domini - in occasione della processione del Corpus Domini le cappellette e le ancone lungo le vie del paese vengono abbellite dai rami di maggiociondolo.
24 giugno - da roasn baichn - nella ricorrenza di San Giovanni vengono benedetti i fiori (asparago selvatico, margherite, fiori di sambuco...); ogni famiglia conserva il mazzo in un angolo del sotto tetto ed è solita bruciarne una parte in caso di piogge abbondanti.

LUI
Primo sabato di luglio - chimpt is chraiz va Kulina - la parrocchia di Collina - Forni Avoltri - in pellegrinaggio alla chiesa del Cristo Crocifisso - Tempio Ossario
...luglio - dal alm baichn - durante il mese vengono benedette le malghe della zona. Un tempo questa era l'occasione per una sana scampagnata in montagna, ad accompagnare il parroco erano il sagrestano e un nutrito gruppo di bambini che potevano anche gustare la ciotola di latte, il formaggio e la polenta che veniva loro offerta. Recentemente queste ascensioni, data l'età del parroco e l'assenza di bambini, non si svolgono più a piedi, ma con i mezzi delle Guardie Forestali.
Terzo sabato di luglio - chimpt is chraiz va Diviana - la parrocchia di Givigliana - Forni Avoltri - in pellegrinaggio alla chiesa del Cristo Crocifisso - Tempio Ossario

AVOSCHT
15 agosto - Madona d'avoscht - grande festa in paese in occasione del Ferragosto.
Accanto alle cerimonie religiose con la processione della statua della Madonna, numerose sono le iniziative delle Associazioni locali quali serate focloristiche, serate danzanti, pesca di beneficenza...
16 agosto - min chraiz af Paluc - la parrocchia di Santa Geltrude si reca in pellegrinaggio a Paluzza

SETEMBAR
8 settembre - groasar sunti van hirtn - la demonticazione coincideva un tempo con la festa dei pastori. Era in questa giornata che venivano presi gli accordi per l'anno successivo, i pastori, con una stretta di mano, si impegnavano a garantire la loro presenza concordando il salario.
Le strade erano attraversate da greggi e mandrie rumorosi e ordinati che seguivano docilmente i pastori, ora vengono trasportati a valle dai camion che li depositano direttamente davanti alle stalle.
E' possibile assistere solo al rientro tardivo di quelle poche bestie che, dopo l'alpeggio, hanno trascorso un periodo negli stavoli fuori paese.
... settembre - heipt on da schual - con emozione e trepidazione inizia il nuovo anno scolastico

OTOBAR
prima domenica di ottobre - Roasnchronz - la parrocchia di Santa Geltrude si reca in pellegrinaggio a Kötschach per Roasnchronz. Alcuni parrocchiani percorrono il tragitto piedi partendo alla mattina presto, altri, i più numerosi, fruiscono della corriera. Durante la cerimonia viene reso grazie per il buon raccolto dei campi e vengono portati in processione ricchi cesti ripieni dei vari prodotti dell'orto e del campo.
Al termine della Santa Messa viene donato ad ogni partecipante un rametto con spighe di grano, avena ...che vengono conservate, vicino all'acquasantiera, fino all'anno successivo.
... ottobre - anian toog cnochz za rosghari - ogni sera si prega il Santo Rosario

NOVEMBAR
1 novembre - geat abeck da fiakkola - alla mattina presto viene celebrata al Tempio Ossario la Santa Messa al termine della quale viene accesa e benedetta la "fiaccola della fraternità" che giungerà al Camposanto di Redipuglia il giorno quattro novembre, dopo aver acceso le lampade ai monumenti in onore ai caduti che incontra lungo il percorso.
4 novembre - meis par Unchircha - Santa Messa al Tempio Ossario
16 novembre - doarf Sunti - festa solenne in onore della patrona Santa Geltrude, ora trasferita alla domenica precedente o successiva.
Oltre alle cerimonie religiose, Santa Messa al mattino e processione con la statua della Santa al pomeriggio, in ogni famiglia si cucinano i chropfn, il piatto per eccellenza delle grandi occasioni e preparato dalle mani ormai esperte e pazienti delle donne, si pensi alla particolare chiusura.
... novembre - heipt on da Venta - ha inizio l'Avvento
... novembre - oschteichn in vocka - macellazione e lavorazione del maiale

DICEMBAR
5 dicembre - chimpt dar San Nikolò - ogni anno la notte del cinque dicembre arriva per la gioia di grandi e piccini San Nicolò. Particolarmente pittoresca la scenografia creata attorno a San Nicolò che discende solennemente dal fianco della montagna, trascinando la slitta carica di doni in compagnia di giovani del paese che gli illuminano l'ultimo tratto di percorso con le torce.
15 - 23 dicembre - Missus Est -
25 dicembre - Bainacht toog -
31 dicembre - leistn toog van joar -

APPORTI GASTRONOMICI D'OLTRALPE NELLA CUCINA DI TIMAU

La cucina tipica della Carnia e anche quella di Timau è frutto prezioso di antichissimi costumi alimentari di un popolo di montagna che ha saputo trarre, ad uso per lo più familiare, prodotti genuini sia dal campo che dall'orto, ma anche dal bosco e dalla malga.
Vanta - questa cucina - piatti talora semplicissimi per ingredienti e fattura, ma sempre carichi di personalità, e altri ricchi per nobiltà di componenti, con accostamenti sorprendenti, indimenticabili di spezie e aromi.
In tempi remoti le esigenze alimentari di lassù erano soddisfatte invero più che altro dai frutti secondari dell'allevamento del bestiame e dai prodotti di un'agricoltura abbastanza povera e sorda ad ogni vocazione naturale dei terreni, tanto da trascurare qualsiasi conveniente specializzazione colturale.
Si trattava in prevalenza di:
• plenta - polente, che prima di prepararsi con il mais, si cucinava con diversi cereali minori,
• meschta - meste, sorta di farinata di mais molto simile allo storico sùf, ma un po' più densa, cotta nell'acqua, che si mangiava versandovi sopra del latte freddo,
• migneschtra - appetitose mignestris, prevalentemente brodose e sempre ben calde per combattere meglio la rigidità del clima, arricchite man mano di ingredienti molto semplici, fino a diventare preparazioni piene di fantasia, equilibrate nei sapori e con caratteristiche gastronomiche ben definite,
• necklan - gnòcs, preparazioni povere spesso frutto dell'utilizzo di avanzi, a base di pane raffermo prima, poi di patate, semolino o farina, dalle dimensioni più disparate, sempre robusti e gradevoli al palato, tradizionalmente arricchiti solo da prodotti comunissimi locali quali ricotta affumicata (ckrauchta schouta - scuète fumade), burro fuso (sghmolz - ont), salame (salàm), erbe aromatiche (greisarach - jerbuzzis), latte colostro (kaloschtara - calostri), biete (bledes), zucca (kavoca - cavoce).
Fra le delizie del tempo, meritevole di essere gustato da quanti amano le preziosità, v'è anche il frico, che riunisce - secondo una credenza popolare della Carnia - tutti i profumi dei pascoli alpini: è semplice fritto di formaggio, tagliato a piccole fette, anche con l'aggiunta di patate, cipolla, mele. Inoltre a Timau, colonizzata nel secolo XIII da minatori provenienti dalla Valle del Gail, si nota ancora oggi l'influsso sulla cucina delle usanze carinziane, nonostante l'isolamento secolare e durissimo abbia comportato un forzato graduale adeguamento agli stentati parametri dell'economia agricola locale, con conseguente impoverimento dei cibi e perdita di alcuni dei valori gastronomici originari di maggior pregio.
Basta ricordare al riguardo:
• da Farvalan, piatto semplicissimo, senza condimento alcuno, adatto agli anziani e ai bambini. Si fa con la farina di frumento unita a dell'acqua fredda, in modo da ottenere un composto granuloso che viene versato successivamente in acqua e latte bollenti. Si mescola lentamente fintanto che l'impasto diventa un po' cremoso e si formano piccoli gnocchetti. Ricorda molto da vicino la pasta a bricioli carinziana (Wasserfarvalan), che molto spesso peraltro viene arricchita dall'uovo;
• la speciale varhackara, cioè il lardo della parte sottocutanea del maiale con poca carne attaccata, salato, pepato e appeso ad essiccare. Viene poi tagliuzzato molto finemente, mescolato - se lo si desidera - con dell'aglio e conservato nella piera. Con la Vahachara - che è tradizionalmente in uso soprattutto a St. Ruprecht e dintorni, in Carinzia - si prepara un appetitosissimo antipasto o merenda, spalmandola cruda su fette di pane o crostini; oppure un prelibato condimento per verdura fresca o minestroni, nonché per la preparazione di un originalissimo frico, mettendola a friggere in un pentolino, togliendo successivamente i pezzettini di carne, aggiungendo formaggio e cipolla e cuocendo tutto fino ad ottenere una preparazione piuttosto croccante;
• da chropfn, ovvero i cjalzòns, molto simili nella forma di mezzaluna, nel singolare gonfiore e nella tipica increspatura dei bordi ai Kasnudel carinziani, peraltro di più ridotte dimensioni. Presentano - quelli preparati nel centro abitato timavese - un accentuato sapore di menta;
• is pluatburscht, che non è altro che il Blutwurst portato dai minatori carinziani. Ormai del tutto in disuso, assomiglia al cinquecentesco boldòn carnico che si ottiene "...mettendo a bollire il sangue di maiale, aggiungendovi un po' di latte, di farina, di cannella e di pepe. Si fa bollire fino a quando il composto non comincia ad addensarsi. Nel frattempo si lavano le budella che vengono riempite con il sangue, quindi chiuse e messe a bollire. Si raffreddano poi, si tagliano a fette e si mangiano rosolate nello strutto...";
• in bildinkaffe, una sorta di bevanda singolarissima, che proprio vero caffè non è, ma semplicemente un grossolano surrogato. Secondo una antica usanza importata dall'Austria si utilizzava allo scopo un tipo di fava coltivata a Timau ai bordi di tanti orti familiari. Il frutto era costituito da bacelli piuttosto simili ai fagioli, di color grigio, un po' tondeggianti che si mettevano a seccare al sole e poi ad abbrustolire, cercando di uniformarne la cottura. I bacelli cotti diventavano neri e venivano macinati, ottenendosi una polvere - alle volte finissima - che si metteva in un piccolo contenitore con acqua. Il risultato era un liquido scurissimo, molto amaro e forte, che si gustava zuccherato e "...tanto caldo quanto lo si poteva sopportare." Era indicato anche come digestivo o contro il mal di pancia, comunque come "...ottimo rimedio contro la rozzezza di alcuni cibi...".
Un altro surrogato, pure un tempo molto corrente, era in kaffee min piachlan cioè di semi di faggio ovvero faggiole.
• La Schultar
L'apporto senza dubbio più significativo proveniente dalla Carinzia e radicato da secoli nella cucina di Timau, fino a diventarne peculiarità distintiva è la Schultar.
Il rituale di preparazione, gelosamente custodito in ambito familiare, è tuttora assolutamente artigianale. Si tratta della spalla di maiale che ogni famiglia al momento della macellazione conserva ben speziata, salata, affumicata ed appesa a stagionare da dicembre a marzo. Il giorno di Pasqua, durante la messa, viene benedetta e, accompagnata dalla focaccia dolce, consumata in compagnia di parenti e amici.

COMUNITÀ LINGUISTICA

Tischlbong: Votivbild aus dem Jahre 1754A prescindere dal dibattito relativo all'esistenza o meno di un precedente insediamento di matrice linguistica neolatina, si può con certezza affermare che nel corso dei secoli la comunità di Timau ha legato la propria identità storica alla parlata locale, appartenente alla famiglia dei dialetti sud-bavaresi di tipo carinziano. Si tratta di una lingua risalente alla fine del XIII secolo che fino agli anni Cinquanta ha rappresentato il mezzo di comunicazione e di interrelazione privilegiato dagli abitanti della comunità che, tuttavia, non sono rimasti insensibili al contatto con il contesto linguistico romanzo circostante. Successivamente l'influenza del friulano e più ancora dell'italiano ha ridimensionato il prestigio e, con esso, la frequenza d'utilizzo del timavese. Solamente la popolazione anziana e una parte cospicua della popolazione adulta dimostrano di possedere una buona competenza in tutte e tre le lingue, mentre tra i giovani è diminuito il numero di coloro che parlano correntemente il timavese. La presenza del Circolo culturale, così come del coro e del gruppo folcloristico, vuole testimoniare la volontà di preservare dall'oblio la lingua e la cultura che rendono così unica la storia della comunità di Timau.

LE ORIGINI
E' difficile stabilire con precisione il periodo in cui i coloni abbandonarono il territorio d'origine per trasferirsi nel luogo dove ora sorge Timau. L'assenza di una documentazione, che possa certificare l'epoca della colonizzazione, può essere supplita allo stato attuale da alcune considerazioni di carattere linguistico e filologico. Un primo esempio è dato dal fenomeno linguistico che costituisce una prova tangibile delle affinità che intercorrono tra il timavese e gli altri dialetti carinziani: il fenomeno della Kärntner Dehnung. Esso si compone di due processi successivi:
• allungamento della vocale breve
• indebolimento dell'affricata forte che segue la vocale (es. eejsn, treejfn).
La Kärntner Dehnung si sviluppò intorno al 1300 e quindi, se anche nel timavese si riscontrasse l'attuazione del primo e del secondo stadio, il momento della migrazione dovrebbe essere fatto risalire al 1300 o ad un'epoca posteriore. In realtà nel timavese si rileva che il processo si è fermato al primo stadio che ha quindi comportato il semplice allungamento della vocale breve. Ciò significa che l'epoca del trasferimento va fissata ad un'epoca anteriore al 1300, quando il processo non si era ancora concluso, come è avvenuto invece per gli altri dialetti carinziani.
Considerata l'area d'origine dei coloni, sarebbe ovvio far rientrare il timavese nel gruppo delle lingue germaniche. Tuttavia, in molti casi, le lingue si sottraggono a qualsiasi tipo di caratterizzazione e di descrizione fondate sul concetto di sistema governato da regole e norme prescritte. Le lingue sono lo strumento attraverso cui le persone comunicano e, facendo ciò, ne garantiscono la continuità. Sono quindi calate in un contesto storico-sociale che per sua natura è sottoposto a costanti mutamenti e, di conseguenza, i membri della comunità adeguano il proprio mezzo linguistico alle nuove esigenze.

DEFINIZIONE DELLA SITUAZIONE DI CONTATTO
Il territorio, che ha accolto i coloni, rimanda ad un ambiente linguistico di matrice neolatina che tuttora rappresenta la cornice, entro la quale operano i timavesi. Per tale motivo la lingua timavese è stata definita lingua minoritaria di secondo ordine, affiancata dal friulano, nella varietà carnica, che ha acquisito lo status di lingua minoritaria di primo ordine in quanto parlato da un numero più elevato di persone, rispetto a quanto avviene nella comunità timavese, ma privo di un reale peso e prestigio in campo sociale, economico e scientifico. Questi ultimi domini prevedono l'utilizzo quasi esclusivo della lingua italiana, intesa quale lingua ufficiale dello stato italiano. Il timavese, il friulano e l'italiano costituiscono pertanto il repertorio verbale della comunità di Timau ovvero l'insieme delle varietà linguistiche conosciute dagli abitanti sia a livello di conoscenza attiva e/o di conoscenza passiva.
Propriamente nella fase della migrazione e dell'insediamento si individua il momento in cui ai coloni si presentarono le condizioni favorevoli per la rielaborazione di una lingua a se stante, indipendente dalla matrice germanica, sottoposta invece ad un più diretto influsso del contesto neolatino. Alcuni aspetti linguistici più conservativi sono stati mantenuti, altri devono la loro sopravvivenza ad analoghe strutture presenti nelle lingue romanze, altri ancora presentano caratteristiche innovative, soprattutto in campo lessicale. La distanza sostanziale e strutturale, che separa le lingue germaniche da quelle romanze, è stata infatti annullata e, nel corso dei secoli, si è assistito ad un ininterrotto passaggio di prestiti nel timavese e alla formazione di calchi lessicali e strutturali. Tali contaminazioni ed interferenze caratterizzano la normale evoluzione di una comunità in cui più varietà linguistiche entrano in contatto. Dal punto di vista storico-diacronico, al momento dell'insediamento si potrebbe ipotizzare uno stato di "monolinguismo" relativo, da cui si è giunti ad una situazione di plurilinguismo che si è successivamente evoluta in pluriglossia. Una comunità pluriglossica è caratterizzata da una sovrapposizione delle lingue comunemente parlate o anche solamente comprese dai parlanti, per ordine d'importanza e di prestigio in ambito economico e sociale. Il fenomeno della pluriglossia nasce dall'emergere di una necessità comunicativa di natura economica e psicologica. Il ruolo della lingua era, infatti, per Timau strettamente legato alle esigenze commerciali con l'esterno e al bisogno di sentirsi accettati dalla comunità friulanofona che, fino agli anni Sessanta, ha incarnato il modello di maggior prestigio. In seguito al friulano è subentrata la lingua italiana causa la diffusione dei mezzi di comunicazione e di un processo più capillare di alfabetizzazione. Recentemente il contesto si è ulteriormente ampliato in concomitanza con il processo di globalizzazione che consente alle giovani generazioni di accedere a nuove esperienze conoscitive. Sono proprio loro a non conoscere la parlata locale. A seconda dei casi sono bilingui, parlano cioè l'italiano e il friulano, oppure usano esclusivamente l'italiano nei rapporti con le altre persone, ma comprendono il friulano. Pochi sono coloro che parlano correntemente il timavese. Attualmente la competenza in tutte e tre le lingue è pertanto appannaggio degli adulti - anche se non di tutti - e degli anziani.

IL FRIULANO
Poiché Timau è una frazione di Paluzza e i timavesi devono rivolgersi agli uffici comunali del capoluogo per richiedere per esempio dei documenti, l'uso del friulano è molto diffuso. La varietà, adottata dai nativi, si avvicina al friulano di Paluzza, sebbene la presenza di friulanofoni, provenienti da altre località sia della Carnia che del Friuli, renda più diversificata la situazione linguistica. Per essere più precisi, la varietà di Paluzza presenta l'uscita -e nei sostantivi femminili singolari e -es in quelli plurali. Tuttavia è necessario operare una distinzione tra il friulano, inteso come codice e utilizzato nelle interrelazioni con parlanti friulanofoni, e il friulano concepito come varietà facente parte del repertorio verbale della comunità timavese, da cui attingere eventuali prestiti di genere femminile. In tal caso la scelta cade sull'uscita -a, del singolare, -as, del plurale, che caratterizza sia i prestiti più antichi sia quelli più recenti, in base al principio dell'analogia. L'utilizzo del friulano si registra anche da parte dei ragazzi, che frequentano la scuola superiore di primo e secondo grado, e dei bambini in età scolare, dal momento che le classi ospitano alunni e alunne di Cleulis, dove si parla il friulano, e di Timau. L'aspetto più interessante risiede nel fatto che, mentre anche i ragazzi, i cui genitori sono entrambi originari di Timau, parlano il friulano, tra le ragazze l'utilizzo si limita quasi esclusivamente a quelle nate in famiglie in cui la madre è friulanofona. Tale scelta può essere il retaggio di un passato in cui solo gli uomini intrattenevano rapporti con le comunità viciniori, al contrario delle donne. Ancor oggi, quindi, le ragazze identificano il friulano come la lingua dei maschi. Il rifiuto del friulano rivela probabilmente anche un atteggiamento negativo nei confronti di una lingua, che, come il timavese, non consente ad una persona, per di più di sesso femminile, di contare nella società.

ALTERNANZA DI PIU' LINGUE E REGISTRI
Affrontando con superficialità tali realtà, si giunge a considerare superflua la presenza delle lingue di minoranza in una società proiettata verso altri codici e moduli espressivi, offerti per esempio dalla lingua inglese. Abbandonando questa visione così pessimistica, si potrebbe invece considerare la compresenza di più codici come strategia per dare continuità alla lingua di minoranza, pur tra non trascurabili difficoltà. La possibilità di disporre di più codici produce quella variazione di registri e riduce quelle situazioni di impasse che si verrebbero a creare per la mancanza di parole o espressioni "autenticamente" timavesi. Si assiste quindi al fenomeno del code switching, termine tecnico con cui si intende l'alternanza di più lingue, che può limitarsi ad un'unica parola, ad un'intera espressione oppure ad un intero frammento comunicativo.
In realtà il contatto tra le tre varietà linguistiche è stato sempre presente e i parlanti hanno applicato nel corso dei secoli continui meccanismi di adattamento del materiale di matrice neolatina alle strutture fonetiche e morfologiche della parlata locale. Basti pensare alla comunissima domanda: Bivil joarn hosta?- Quanti anni hai? Chi conosce la lingua tedesca sa che la stessa frase si traduce con: Wie alt bist du? Eppure nessun parlante obbietta al fatto che esista una tale distanza dal tedesco e, viceversa, un punto di contatto con il contesto linguistico neolatino. Attualmente si assiste ad un processo di atrofizzazione della competenza creativa, considerata l'immissione massiccia e incontrollabile di nuovi termini tecnici, burocratici, ecc. Sono aumentati i temi di discussione tra i parlanti che esulano da quelli legati alle attività del passato, quali il taglio del legname, lo sfalcio dei prati, che non riescono ad essere più concorrenziali con le nuove professioni. I membri di tutte le comunità di minoranza si trovano pertanto ad operare su due fronti: da un lato sentono la necessità di recuperare al più presto il patrimonio lessicale, lasciato in eredità dagli antenati, dall'altro sono coscienti che per conservare la propria lingua devono riconoscere ed accettare i cambiamenti avvenuti. Tale sforzo si palesa ulteriormente in questa fase, così ricca di novità e di possibilità da sfruttare, che prevede l'uso scritto di lingue, trasmesse quasi esclusivamente a livello orale. Ne sono testimoni le numerose pubblicazioni in lingua timavese edite dal Circolo Culturale.

LA SITUAZIONE LINGUISTICA NEL 2003
Non disponiamo di dati scientifici aggiornati sul livello di conoscenza del timavese e del friulano a Timau. Ma riteniamo che, per gli adulti, non si debbano discostare molto da quelli rilevati assieme al prof. Francescato nel 1990.
Il numero di adulti che conoscono il timavese è molto elevato, infatti circa il 70% dei residenti hanno una conoscenza attiva, dove per conoscenza attiva si intende una persona capace di capire e parlare la lingua in questione.
La percentuale sale fino all' 87 % se aggiungiamo il numero di coloro che dichiarano di avere solo una conoscenza passiva. E per conoscenza passiva si intende la sola capacità di capire. Se i dati esaminati, riferiti agli adulti, ci possono sembrare incoraggianti, non possiamo dire lo stesso per quelli riguardanti i bambini ed i giovani sotto i vent'anni. In questo caso le percentuali sono molto al di sotto del 50%. Solo il 49% ha una conoscenza attiva, il 26% l'ha passiva ed il 25% non lo parla.

ESPERIENZE DIDATTICHE DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA DI TIMAU - CLEULIS
Nel gennaio dell'anno scolastico 1992/1993, la Scuola dell'Infanzia di Timau - Cleulis viene trasferita da Timau (fraz. del comune di Paluzza) in località Muses, nello stesso edificio della scuola elementare (località del comune di Paluzza).
Come la scuola elementare anche la scuola dell'infanzia ospita i bambini provenienti da Cleulis che, accanto all'italiano, parlano anche il friulano carnico e i bambini provenienti dall'isola alloglotta di Timau che oltre all'italiano e al friulano carnico parlano anche il timavese.
Con la valorizzazione delle lingue e culture locali, relative alle isole linguistiche di Timau e Sauris, si è cercato di rivalutare la lingua e le lingue locali pertanto, si è scelto di strutturare negli anni la Programmazione annuale mantenendo come tema l'ambiente inteso sia come territorio che come ambiente sociale.
E' stato prodotto diverso materiale che documenta le attività svolte:
- cartelloni e fascicoli riguardanti varie tematiche (alberi, frutti, erbario...);
- filastrocche, giochi e canti, danze;
- esperienze riguardanti il modo di vivere di un tempo raccontate direttamente da persone del luogo in timavese e friulano carnico (recupero tradizioni locali).
A partire dall'anno scolastico 2000/2001, con il sostegno finanziario del Comune di Paluzza e della Provincia di Udine (L.R.15/96) è stato possibile produrre il giornalino trilingue "Tutti insieme - ducj insieme - ola zoma" che documenta il percorso educativo didattico intrapreso di volta in volta attraverso la documentazione dei fatti, dei giochi e delle discussioni che si fanno nella nostra scuola.
Sempre a partire dallo stesso anno scolastico, l'Istituto Comprensivo di Paluzza a cui la scuola appartiene, si è inserito in una rete di scuole (I.C. di Paluzza, I,C. di Ampezzo, I.C. di Tarcento, I.C. di San Pietro al Natisone, I.C. di San Pietro di Cadore, Scuola Media di Cividale, D.D. di Cividale, D.D. di Gemona del Friuli, D.D. di Moggio, D.D. insegnamento bilingue di San Pietro al Natisone, D.D. di Travisio) che attraverso il Progetto Sentieri, ha permesso di approfondire le varie attività grazie anche al finanziamento di progetti che prevedono anche l'intervento di esperti esterni e alla collaborazione tra scuola. Ad es. nell'anno scolastico 2001/2002, con la "Festa sul Ponte di Pontebba" c'è stata l'occasione di conoscere i bambini e le insegnanti che hanno aderito al Progetto collaborando alla realizzazione di un grande puzzle che raffigura il Paese di Pontebba che con il suo ponte diventa simbolo di pace e unione tra i popoli.
Nell'anno successivo abbiamo partecipato alla rassegna teatrale sempre a Pontebba, dove abbiamo portato in scena "La Sjandrine" con dialoghi in italiano, friulano carnico e timavese.
Negli anni 2001/2002 e 2003 la collaborazione con l'esperto strumentista esterno Giulio Venier, ha permesso di coinvolgere i bambini in girotondi, danze popolari e canti tradizionali.
Per l'anno scolastico in corso è stata richiesta l'esperta esterna Ilia Primus, responsabile del gruppo folkloristico "Is guldana pearl" che permetterà di approfondire il discorso sulle danze.

Organizzazione scolastica
Le attività didattiche sono organizzate in tre aule laboratorio. I bambini durante le ore di compresenza delle insegnanti vengono suddivisi in tre gruppi omogenei per età e ruotano con cadenza settimanale nei laboratori. Essendo la nostra una scuola dell'infanzia, dove la giornata non è rigidamente scandita da orari, sono molte le occasioni per gli interventi.

Tipologia di interventi
Docenti coinvolti:
2 insegnanti di madrelingua friulano carnico
1 insegnante di madrelingua timavese
Numero bambini coinvolti:
le adesioni sono a carattere facoltativo.

ESPERIENZE DIDATTICHE NELLA SCUOLA PRIMARIA A TEMPO PIENO DI TIMAU -CLEULIS

Dal 1979 i bambini di Timau in età scolare frequentano la scuola elementare in un edificio che ospita anche i bambini provenienti da Cleulis (abitato posto a circa 2 km da Timau) che non conoscono il timavese, ma parlano il friulano carnico.
Con l'istituzione del Tempo Pieno e una certa stabilità d'organico che garantiva linearità e continuità didattica, si è potuto dare inizio alle attività di rivalutazione culturale e linguistica.
Dall'anno scolastico 1982/83, il lavoro veniva portato avanti esclusivamente per l'iniziativa e la volontà dei docenti. Le attività venivano svolte all'interno delle ore dedicate alla ricerca storico - geografica - scientifica e linguistica, senza essere formalizzate all'interno di un progetto specifico.
Le attività venivano trattate a fianco degli argomenti studiati normalmente approfondendo aspetti antropologici e scientifici locali con le prime trascrizioni nelle varianti linguistiche. Le esperienze più significative sono state raccolte in più edizioni del giornalino scolastico "Tutti insieme" redatto nelle tre lingue.
Particolarmente interessanti risultano oggi i fatti di cronaca locale riportati dagli alunni nella lingua a loro più familiare e spontanea.
A quel tempo non ci si preoccupava di regole grammaticali per non svilire l'immediatezza dei racconti.
Gli allievi, inoltre, venivano coinvolti, più volte nel corso dell'anno, in rappresentazioni teatrali con diverse tematiche.
Con l'anno 1992/93 ha avuto inizio il primo progetto mirato alla valorizzazione delle lingue e culture locali relative alle isole linguistiche di Timau e Sauris. Questa iniziativa didattica ha visto la collaborazione dell'Università di Udine e quelle di Graz e di Vienna, da anni impegnate nella ricerca sociolinguistica nelle due comunità.
A coronamento di tutta l'attività di aggiornamento e di lavoro, è stata organizzata una visita alle comunità alloglotte di Sauris e Sappada.
Il percorso culturale ha visto come momento conclusivo, la produzione (a cura dell'Università di Udine) di un libro per l'infanzia "Relè e la felicità" tradotto in friulano, timavese, saurano, sloveno, resiano, occitano, inglese, tedesco e l'italiano come lingua di partenza, arricchito da diapositive. Al termine dell'anno scolastico 1994/95 è stato rappresentato come drammatizzazione, utilizzando le tre lingue: italiano, friulano carnico e timavese.
Nell'anno scolastico 1993/94 si è realizzato il seminario "Contributi per una cultura della tutela del territorio".
Nel giugno 1997, su invito dell'Accademia delle Scienze di Vienna, l'intera scuola è stata in visita, assieme ad alcuni genitori, alla capitale austriaca. In quell'occasione, particolarmente significativi sono stati l'incontro con le Prof. Hornung e Geyer e la visita al Museo delle Isole Linguistiche, che raccoglie le testimonianze dei vari insediamenti austriaci (Timau, Sappada, Sauris...)
Nel periodo didattico dal 1996 al 1998 sono stati realizzati calendari quale sintesi di attività di ricerca antropologico - scientifico - linguistica.
Un lavoro particolare è stato quello che ha portato alla reinterpretazione del gioco dell'oca con ambientazione topologica nei paesi di Timau e Cleulis e sul cui percorso sono state collocate le abitazioni degli alunni e gli edifici che rivestono importanza aggregante per le comunità: chiesa, scuola, campi sportivi...
Nel secondo calendario il lavoro sul territorio è stato più capillare e ha visto la riscoperta di angoli e manufatti particolari. L'ultimo, è un'agenda di viaggio a Vienna ed è l'unica produzione in quattro lingue: italiano, timavese, carnico, tedesco.
Nel corso dell'anno scolastico 1997/98 è stato realizzato un dia - tape, come lavoro di partecipazione annuale al concorso indetto dall'Associazione Cavalieri della Repubblica.
Il contenuto faceva parte di un itinerario didattico più ampio, attraverso il quale si intendeva recuperare coscienza e memoria di un patrimonio culturale molto ricco e stimolante.
Coinvolti nel percorso sono stati alunni, insegnanti e, soprattutto, alcuni abitanti dei paesi di Timau e Cleulis, depositari di memorie e fantasie arricchite, nel riporto orale, dalle singole capacità narrative.
Molto piacevole è stata la riscoperta di un notevole numero di leggende ambientate in loco, che ha portato nell'anno scolastico 1998/99 alla realizzazione, con il supporto esterno di familiari, conoscenti, associazioni culturali, Enti Locali, realtà produttive locali, della pubblicazione "Realtà e fantasia: nasce la leggenda".
Il lavoro ha costituito uno sforzo particolare di traduzione didattica nell'ottica della trasversalità degli interventi, del più vasto e complesso obiettivo formativo; rappresenta, inoltre, una possibile trasposizione linguistica sul piano scritto, di un codice che conosce solamente l'esperienza orale, attraverso il contributo degli esperti - cultori locali.
Nell'anno scolastico 1999/2000, condotti da Primus Ilia, direttrice del Gruppo Folcloristico "Is guldana pearl", hanno avuto inizio gli interventi di valorizzazione e riscoperta delle danze folcloristiche locali.
Nell'anno scolastico 2000 - 2001, il lavoro di ricerca e approfondimento linguistico si è configurato come proseguimento logico di un percorso didattico ormai consolidato presso la nostra scuola. Fra le varie ipotesi di lavoro, quella di creare un semplice dizionario trilingue in tavole illustrate, ci è parsa maggiormente stimolante per gli alunni in quanto coniuga un aspetto rigorosamente scientifico per quanto concerne l'indagine di raccolta della terminologia, ad un aspetto maggiormente creativo che riguarda l'immagine.
Punto di partenza è stato quello della scelta dei termini guida per le tavole illustrate; come criterio era stato indicato quello degli aspetti rappresentativi per la vita del bambino.
Ecco emergere dunque il tema della famiglia, dei fiori, dei funghi, della stalla e molti altri che, pur senza essere necessariamente concatenati da un nesso logico, gravitano tutti intorno al vivere dell'alunno. Alla fase grafica è seguito il momento della ricerca puramente linguistica dei termini caratterizzanti ciascuna tavola illustrata; essa è stata condotta nell'ambiente familiare, ed ha visto, necessariamente, la scissione degli alunni nei gruppi di Timau e Cleulis.
La raccolta delle singole parole, riportate in forma scritta su apposite griglie impaginate al computer ha rappresentato un momento di confronto, analisi e scelta delle espressioni ritenute maggiormente rispettose della linguistica tradizionale locale.
Per dare ad ogni tavola maggior spessore culturale, si è pensato di arricchirla con la raccolta di modi di dire, proverbi, indagini, semplici ricette, preghiere, scorci di vita passata...
Ciascuna parola è stata poi introdotta nelle tre forme linguistiche, rispettando le regole dettate dalle vigenti grammatiche in quanto agli alunni non sono state presentate le norme grammaticali per non appesantire un lavoro già di per sé corposo.
L'anno scolastico 2001/2002, ha visto svilupparsi una corposa ricerca sulle tradizioni del carnevale nel due paesi di Cleulis e Timau. Una capillare indagine che non si è fermata all'aspetto puramente di costume ma che si è allargata alle tradizioni orali, gastronomiche, spingendosi sino a dare spiegazioni antropologiche sulle etimologie e sulla nascita e sviluppo di mode comportamentali, siano esse di matrice religiosa o laica.
Le interviste sono state raccolte e concretizzate in una produzione di materiale informativo, fotografico e di traduzione linguistica. Un momento particolarmente produttivo è stato anche quello che ha visto la realizzazione, in "dimensioni reali" delle maschere rituali locali, dopo accurata raccolta di vestiario, calzature ed accessori, rigorosamente aderenti alle informazioni assunte dai bambini. Il lavoro realizzato dalla nostra scuola ha potuto avere vari momenti di scambio e confronto culturale con la scuola di Tarvisio: si sono potuti evidenziare gli elementi e le matrici parallele alle nostre comunità di confine.
Parecchio tempo è stato inoltre dedicato all'ideazione ed allo sviluppo di percorsi integrativi alle tavole illustrate del dizionario, da attuarsi mediante cruciverba, giochi di parole, indovinelli...
Il lavoro è stato indubbiamente impegnativo in quanto per molti alunni rappresentava una novità l'uso linguistico in forma ludica.
Al termine dell'anno scolastico gli alunni sono stati coinvolti in una rappresentazione teatrale che ha raccolto alcuni aspetti del lavoro di indagine territoriale, culturale, linguistica e di costume, perfezionato negli ultimi due anni e concretizzato con la pubblicazione, a cura del Comune di Paluzza ai sensi della L.R. 4/99, del "Dizionario trilingue".
Il filo conduttore è stato quello della semplice quotidianità di vita paesana di una cinquantina di anni fa che, partendo dalla famiglia e dai suoi valori, si trasferisce poi nell'ambiente rustico della malga.
Nel testo si intrecciavano le parole delle nostre tre lingue, non per sbaglio, ma volutamente, come momento di riappropriazione del lavoro di ricerca e di riscoperta dei vocaboli e delle espressioni, precedentemente raccolti nel dizionario.
Nel corso dello stesso anno scolastico l'Istituto Comprensivo di Paluzza a cui la scuola di Timau - Cleulis appartiene, si è inserito in una Rete (Istituto Comprensivo di Paluzza, Istituto Comprensivo di Ampezzo, Istituto Comprensivo di Tarcento, Istituto Comprensivo di San Pietro al Natisone, Istituto Comprensivo di San Pietro di Cadore, Scuola media di Cividale, Direzione Didattica di Gemona del Friuli, Direzione Didattica di Moggio, Direzione Didattica insegnamento bilingue di San Pietro al Natisone, Direzione Didattica di Tarvisio) di scuole che per mezzo del Progetto Sentieri, ha reso possibile approfondire ulteriormente la ricerca linguistica e di riappropriazione culturale e che ha visto, quale momento di sintesi, l'allestimento di una mostra itinerante intitolata "Maschere rituali alpine all'incrocio di tre culture". L'esposizione, dopo l'inaugurazione tenutasi a Malborghetto, si è trasferita a San Pietro al Natisone, successivamente ad Ampezzo, a Resia, a Cleulis per concludersi a Tolmezzo nel febbraio 2003.
Nell'anno scolastico 2002 - 2003, potendo contare anche sui finanziamenti della Provincia ai sensi della L.R. 15/96, è stato possibile realizzare un ipertesto sul tema del Carnevale e delle maschere e sulla codifica scritta delle lingue friulana, nella variante locale e timavese.
Dall'anno scolastico precedente gli alunni sono stati coinvolti nella scoperta delle regole di grafia sia timavese che friulana rispettando i dettami stabiliti, per il friulano dall'O.L.F., per il timavese dal Circolo Culturale "G. Unfer".
In friulano, gli alunni hanno svolto piccole ricerche di parole, detti, modi di dire, espressioni locali contenenti i suoni man mano analizzati. Successivamente il materiale raccolto è stato condiviso con tutti i compagni ed ordinato in apposite schede. In timavese è stato condotto un lavoro di ricerca di suoni nelle produzioni precedentemente elaborate dalla scuola.
Entrambi i lavori sono documentati dai fascicoli "Par no dismenteâ e di chê strade imparâ" "Tischlbongarisch schraim" e dai corrispondenti ipertesti.
E' proseguita, con la collaborazione del gruppo folcloristico "Is guldana pearl", l'attività di riscoperta delle danze folcloristiche nell'ambito del Progetto Sentieri. Il giorno 30 maggio la scuola ha partecipato alla manifestazione conclusiva a Tolmezzo riscuotendo un lusinghiero successo sia per l'abilità nell'esecuzione delle danze che per la cura dei costumi e delle acconciature. Il lavoro di ricerca che ha abbracciato l'intero arco dell'anno scolastico, ha visto l'attenzione vertere sull'abbigliamento tradizionale locale. Le interviste sono state raccolte e concretizzate in una produzione di materiale informativo, fotografico e di traduzione linguistica.
Nel corso degli anni sono stati recuperati e riscoperti alcuni canti della tradizione popolare locale in lingua friulana e in dialetto timavese.
Si sono ricercate di proposito produzioni di autori locali o si è attinto ai classici della villotta friulana prediligendo i canti già entrati a far parte della cultura carnica e timavese.
In diverse occasioni si è ritenuto opportuno utilizzare melodie popolari e adattare i testi alle particolari esigenze createsi per feste scolastiche, gite, saggi...
Spesso le parole sono state frutto di lavoro collettivo cui hanno partecipato con entusiasmo i bambini del secondo ciclo.
Tali esperienze, proposte anche in lingua italiana, hanno contribuito ad un approccio più sentito e partecipato verso il canto corale e parimenti hanno fatto conoscere e rivalutare negli alunni un patrimonio musicale che ci distingue.
Un'attività che si differenzia nei contenuti trattati, pur mantenendo come mezzo veicolante la lingua locale friulana, è stata realizzata dall'anno scolastico 2000/2001 fino al 2003/2004 con gli alunni coinvolti in un progetto di sperimentazione sulla probabilità per conto dell'Università di Udine - Facoltà di Scienze della Formazione, che ha avuto come finalità quella di constatare se l'uso della lingua materna faciliti o meno l'apprendimento.

Progetto "A scuele cun... - In da schual mit..."
Particolare impegno le insegnanti stanno dedicando nel lavoro didattico inteso alla realizzazione di un sussidio di base, fruibile dagli alunni delle classi prima e seconda, che prevede lo sviluppo di un percorso scolastico iniziato nell'anno scolastico 2002/2003. Esso si articola in unità didattiche intese ad una prima alfabetizzazione in lingua carnica e timavese, veicolate dall'italiano.
L'intero lavoro è collegato e reso interessante da un filo conduttore molto coinvolgente per i bambini a cavallo tra elementi reali e immaginifico. Gli alunni sono coinvolti in attività di ricerca antropologico - scientifica tesa a presentare e ad approfondire il lessico e le strutture linguistiche nelle lingue locali.
Il tutto verrà sintetizzato e raccolto in fascicoli personali.
I lavori sulla grafia realizzati nell'anno scolastico 2002/2003 verranno integrati da un glossario per facilitare la comprensione di termini in disuso sia nella lingua friulana che timavese. Con i finanziamenti richiesti ai sensi della L.R. 15/96 e L.482 si conta di stampare i testi e di duplicare i CD multimediali.
Le produzioni verranno utilizzate anche per la partecipazione a concorsi indetti da Agenzie culturali.

Organizzazione scolastica
L'insegnamento delle lingue e culture locali avviene il
Lunedì pomeriggio: utilizzazione delle lingue minoritarie per veicolare le attività antropologico - scientifico - espressiva.
Martedì pomeriggio marzo - giugno (22 ore totali): attività di sintesi dei materiali raccolti e trascrizione al computer.
Venerdì pomeriggio:
- per le classi prima e seconda: individuazione dei vocaboli friulani e timavesi raccolti nei fascicoli "Par no dismenteâ e di chê strade imparâ" "Tischlbongarisch schraim", ricerca del loro significato e traduzione nella lingua italiana;
per le classi terza - quarta - quinta: invenzione di storie introduttive alle tematiche affrontate dal sussidio didattico in fase di completamento e traduzione delle stesse nelle lingue friulano e timavese.
Docenti coinvolti
4 insegnanti di madrelingua friulano - carnico (1 insegnante formata presso l'Università di Udine)
1 insegnante di madrelingua timavese (formata presso l'Università di Udine relativamente al friulano - carnico)
Alunni destinatari
Le adesioni sono a carattere facoltativo.

VITA CULTURALE

Ambasciatori nel mondo del patrimonio linguistico e culturale della comunità alloglotta di Timau - Tischlbong sono:
- il Gruppo Folcloristico "Is gùldana pèarl", da vent'anni esegue musiche e danze popolari locali e carniche e cura in modo minuzioso la ricerca per la confezione di costumi sempre più fedeli alla tradizione.
Promuove periodicamente incontri tra gruppi folcloristici e organizza la manifestazione denominata Sumarnocht in collaborazione al gruppo di cultura e folclore "Da jutalan" che cura anche pubblicazioni in lingua timavese.
- La Corale "Teresina Unfer", presenta un repertorio di canti in timavese, friulano e italiano e da poco festeggiato i 35 anni di attività.
- L'Associazione Amici delle Alpi Carniche, cura la gestione del Museo della Grande Guerra che, in una delle sale, espone numerosi oggetti e testimonianze della vita della popolazione durante il conflitto, con particolare attenzione alla didascalia in lingua.
- La Pro - Loco Timau - Cleulis, sostiene e collabora con le varie associazioni e cura in particolare la Mostra Caprina, la Rassegna Regionale dei Prodotti Caprini e il ferragosto timavese.
- Il Circolo Culturale "Giorgetto Unfer", dalla fine degli anni Settanta anni impegnato nella salvaguardia del timavese e, per primo, ha adottato regole per la scrittura della lingua. Realizza e cura la pubblicazione di numerose opere a carattere storico - linguistico, conduce studi e ricerche, collabora con Università, studenti, ricercatori.

LA TELEVISIONE
La televisione è sempre accesa nelle nostre case. Arrivare con una lingua meno parlata in tutte le abitazioni è qualcosa di veramente importante, conferisce pari dignità ad una lingua.
La TV è senz'altro il mezzo mediatico più seguito e fa facilmente presa soprattutto sui bambini.
Sul territorio opera l'emittente televisiva Tele Alto Bût. Nel 2000, dopo sporadiche esperienze televisive negli anni passati, grazie alla legge regionale 4/99, è stato trasmesso, per due mesi, un notiziario settimanale.
Il notiziario, di un'ora circa, completamente in timavese, andava in onda il lunedì alle ore 19.15 ed in replica alle 22.15, ed il martedì alle 12.15.
Telezaiting, così si chiamava, è stata una scommessa. Realizzare un'ora di telegiornale solo in timavese e possibilmente senza utilizzare prestiti dal friulano e dall'italiano. Nel corso dei due mesi di lavoro molto intensi, è stato messo a punto anche un nuovo linguaggio timavese quello giornalistico; tra i redattori c'è stato un continuo confronto per la creazione di parole nuove da proporre ai telespettatori. Una scommessa vinta, in cui è stato dimostrato, a noi stessi e ai nostri paesani, che si poteva utilizzare l'antica parlata tedesca anche per realizzare un telegiornale.
Telezaiting parlava degli avvenimenti di Timau e dei paesi vicini spaziando dalla cronaca agli avvenimenti culturali, alle competizioni sportive, riportando notizie a carattere nazionale ed internazionale, come i problemi derivati dal morbo della mucca pazza, la chiusura della centrale di Cernobyl o l'anniversario dell'uccisione di J. Lennon.
Sono stati realizzati otto numeri del telegiornale. Per preparali adeguatamente ci sono volute 265 ore in studio senza contare quanto veniva preparato dai redattori a casa.
Gli abitanti dei paesi limitrofi seguivano il telegiornale, pur non capendo i commenti, cercando di intuire il contenuto delle notizie dallo scorrere delle immagini.
Crediamo che sia questo uno dei mezzi fondamentali per mantenere viva una lingua, un mezzo che costringe (da parte di chi lo gestisce) a un confronto quotidiano con l'evoluzione della lingua e da parte dei telespettatori ricevere messaggi nelle parlate locali, avere in casa un nonno virtuale che si esprime nell'antico tedesco.

INTERNET
Il Sito Internet www.taicinvriaul.org, amministrato dal Circolo Culturale G. Unfer di Timau - Tischlbong (Ud) per conto del Comune di Paluzza e finanziato ai sensi della L.R. 4/99, Si possono consultare singole schede in cui sono approfonditi gli aspetti linguistici, storici, demografici e segnalate le iniziative culturali e sportive, le pubblicazioni e le attrattive naturalistiche e artistiche.
Sono elencati i gruppi e i circoli culturali, impegnati nell'opera di rivalutazione e valorizzazione delle lingue di minoranza oltre ai gruppi e alle associazioni sportive e ricreative che operano in diversi campi all'interno e all'esterno della comunità.
Per quanto riguarda Timau una parte importante del sito, dedicata al contatto con gli emigranti, è la pagina settimanale delle news - nojarickait, nella quale sono inseriti gli avvenimenti accaduti a Timau, le novità del sito e la rassegna stampa - da zaitinga schraimpt, dove il navigatore in rete può consultare velocemente le principali notizie, delle maggiori testate giornalistiche friulane e carinziane, riguardo i fatti successi a Timau e nei comuni limitrofi.
Di notevole interesse anche la Newsletter, attraverso la quale gli iscritti possono ricevere periodicamente informazioni sul sito, e venire informati costantemente sui principali avvenimenti della zona.

I QUADERNI DI CULTURA TIMAVESE
Sono 432 i timavesi rimasti per scelta o per necessità ad affrontare il terzo millennio. Nonostante tutto, Timau conserva nel suo silenzio il documento più antico, più importante: la propria cultura, la lingua che è giunta fino a noi attraverso i secoli.
Questo patrimonio culturale spesso è sconosciuto ai timavesi stessi ma fortunatamente la particolarità linguistica e la tormentata storia lo rendono oggetto di notevole interesse in ambito scientifico tanto da produrre un buon numero di lavori sociolinguistici, storici e di toponomastica con ben sette tesi di laurea e numerose pubblicazioni.
La preparazione di queste opere ha portato alla scoperta di centinaia di documenti storici ed atti notarili che, negli anni, sono stati raccolti e classificati. Da quest'enorme massa di notizie ci proponiamo di preparare un libro che illustri dettagliatamente la storia del nostro paese. Intanto, per non lasciare ai polverosi archivi un tale tesoro e per offrire agli appassionati degli spaccati di storia locale, sono nati i "Tischlbongara Piachlan - Quaderni di cultura timavese".
Altro motivo che ha portato alla realizzazione dei quaderni è il vocabolario Italiano - Timavese, inserto staccabile studiato per coinvolgere, nel lavoro di stesura, la popolazione ed anche per risvegliare l'interesse linguistico - culturale degli appartenenti alla comunità.
Spesso ci siamo chiesti quali tesori si potrebbero consultare se qualche timavese, nei secoli passati, avesse scritto degli appunti, racconti o note storiche nella propria lingua madre ... Ecco, noi non vogliamo che tra qualche decennio i nostri discendenti debbano porsi la stessa domanda. Infatti, questo è lo scopo dei "Tischlbongara Piachlan": tramandare la lingua e la cultura alle future generazioni, salvaguardare e divulgare quello che i nostri antenati ci hanno tramandato al pari di un bene prezioso.
Perciò molti appassionati di lingua e cultura locale si sono buttati a capofitto in questo nuovo lavoro ed offrono in questi quaderni il loro contributo, soprattutto in timavese, che potrà sempre essere integrato dai suggerimenti che ci verranno proposti. I "Quaderni di Cultura Timavese" non vogliono solo essere documentazione, bensì anche speranza e propositi affinché tutto quello che oggi è stato raccolto dalla viva e quotidiana conversazione della gente non debba a divenire, un giorno, semplice e freddo monumento di lingua morta.

VOCABOLARIO TIMAVESE - BARTARPUACH VA TISCHLBONG
La realizzazione di un vocabolario rappresenta un momento importante nella vita di una comunità come quella timavese. Da un lato permette di definire la grafia standard, dall'altro di raccogliere un patrimonio lessicale che altrimenti rischierebbe di scomparire e di ridursi a pochi vocaboli.
Lo spessore del volume testimonia l'impegno profuso dalla dott.ssa Inge Geyer, che ha potuto contare sulla collaborazione della dott.ssa Anna Gasser, nella raccolta dei 7408 lemmi contenuti nel dizionario realizzato con il contributo dell'Accademia delle Scienze e delll'Associazione austriaca delle isole linguistiche di Vienna e del Circolo Culturale "G. Unfer". Come si legge sulla quarta di copertina il lavoro è stato ideato con l'aiuto della comunità e dedicato ai suoi abitanti perché possano trovare in esso uno strumento di consultazione e di arricchimento. Si tratta di un lavoro che si prefigge di snellire e semplificare la consultazione, senza però sminuire il valore scientifico di uno studio lessicografico. Di ogni lemma, infatti, si forniscono la trascrizione nell'Alfabeto Fonetico Internazionale, l'etimologia e il suo uso nelle espressioni idiomatiche.
Ma l'organizzazione del vocabolario ne permette l'utilizzo anche a chi non conosce il timavese, grazie all'inserimento di due registri, uno dall'italiano al timavese, l'altro dal tedesco al timavese.

PERIODICO TRILINGUE "ASOU GEATS..."
Il periodico trilingue ASOU GEATS... edito dal Circolo Culturale "G.Unfer" di Timau è nato nel 1984 da un'idea di Mauro Unfer. Il giornale si presenta suddiviso in tre parti: le prime pagine con articoli in timavese, poi la parte in italiano e quella in friulano carnico.
La sua uscita è fissata in tre volte l'anno: Pasqua, Ferragosto, Natale. Per ogni numero vengono stampate, presso la Tipografia Cortolezzis di Paluzza, 550 copie che vengono così distribuite: Italia 320; Austria 52; Svizzera 33; Francia 12; Lussemburgo 6; Germania 3; Usa 2; Argentina 2; Australia 2; Arabia 1.
Dal 1984 al 1986, la direzione del giornale è stata seguita da Mauro Unfer, dal 1989 al 1990 da Fabrizio Mentil, dal 1992 ad oggi da Laura Plozner.

PUBBLICAZIONI VARIE
In questi anni ha visto la luce anche il primo libro completamente in timavese, "Vrusl, varcknepfta bartar va 'na olta reida" (Briciole, parole annodate di un'antica parlata), e dal 1997 "Dar Schain. Cholendar va Tischlbong - Calendario timavese" interamente nell'antico tedesco di Timau.
Recentemente sono stati pubblicati:
Ruote grosse e cervello fino - una raccolta di itinerari in bicicletta
Timau - Tischlbong, Sauris - Zahre, un fascicoletto contenente informazioni sulla gastronomia, sulle leggende, sulle tradizioni... delle isole alloglotte di Timau e Sauris
Depliant dei gruppi Folcloristici
La grammatica timavese
Le premesse per una lunga conservazione dell'antica parlata timavese sono ottime. Lo testimonia quanto raccontato finora e l'intenso lavoro culturale che negli ultimi anni ha portato alla pubblicazione di periodici e di studi e ricerche, ha portato alla nascita del circolo culturale "G. Unfer" dei gruppi folcloristici "Is gùldana pèarl" e "Da jutalkan", della corale "Teresina Unfer"...
Ma a cosa servono tutte queste iniziative ed associazioni se l'uomo non viene messo in condizione di vivere nella propria terra, di lavorare nel proprio paese? Se il degrado ambientale e l'abbandono della montagna continueranno di questo passo non solo scompariranno lingua e cultura ma in pochi anni nei nostri paesi non resteranno che prati e boschi incolti, case e stalle chiuse, porte sbarrate... ma un mucchio di studi e vocabolari...

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